La pasta di Edrisi
Il geografo di origine marocchine Edrisi, fu uno dei primi viaggiatori a descrivere il territorio, gli usi, i costumi del territorio trabiese e di quelli circostanti. Egli, compiendo dei “reportage giornalistici” nel 1136 al tempo di Re Ruggero II nella zona della Tonnara, ebbe modo di osservare i numerosi mulini alimentati ad acqua in cui veniva prodotta la cosiddetta Itriya cioè, nel dialetto siciliano, “di tria”, una specie di spaghetto molto sottile. Cosi Edrisi descrive nella sua opera “Kitab-Rugiar” (Libro di Ruggero) (1154): “A ponente di Termini Imerese vi è l’abitato di Trabia, sito incantevole, ricco di acque perenni e mulini, con una bella pianura e vasti poderi nei quali si fabbricano vermicelli in quantità tale da approvvigionare, oltre ai paesi della Calabria, quelli dei territori musulmani e cristiani, dove se ne spediscono consistenti carichi”. Il testo originale è tutt’ora conservata presso la Biblioteca Nazionale di Palermo sita in corso Vittorio Emanuele.
Nel suo testo Edrisi sottolinea dunque come già all’epoca le popolazioni del luogo usavano un prodotto quale lo spaghetto che erroneamente si ritiene proveniente dalla Cina (il viaggiatore veneziano Marco Polo ci racconta dello spaghetto come importato dall’estremo Oriente).