I Lanza e il loro Castello
Secondo il cultore locale Pasquale Sinesio – come scrive nel suo libro “Trabia e i Lanza” – un cronista arabo del tempo An Nuwari, nell’anno 747, quasi cento anni prima dell’occupazione della Sicilia, da parte degli Arabi, “la Sicilia fu ristorata da ogni parte dei Ru’m (ciòe; i Romani, quelli che ora chiamiamo bizantini) i quali vi edificarono fortilizi e castelli”.
La certezza dell’esistenza del casale si ha soltanto nell’827, quando gli Arabi prima di assediare Termini, si attestarono sulle spiagge di Trabia ed occuparono il Casale esistente.
Tutto trova testimonianza in un documento che l’Emiro Aadelkum el Chbir inviò al comandante militare dell’impresa, Aausman Ben Muhammed. Quest’ultimo dopo la conquista della città di Hamiera (Termini), inviò 600 uomini a completare la costruzione del casale di Tarbiah. La struttura più antica dell’attuale castello di Trabia conserva ancora la sua forma originaria quadrata (m.50 per lato) e tale forma geometrica in arabo viene detta “Tarbiah” la quadrata appunto. Non è arbitrario dedurre che questo possa essere il nome da cui ha avuto origine quello dell’intera località. Trabia, quindi, rappresentò un punto indispensabile, nella strategia militare per muovere all’attacco di Termini, che distava appena tre miglia. Infatti le truppe arabe trovarono cibo fresco ed acque abbondanti, che sgorgavano vicino al castello. In seguito, i Normanni, rafforzarono le difese del castello , baluardo importante contro i saraceni. Una nuova importante attestazione dell’esistenza del casale di Trabia viene fornita dal libro di Re Ruggero che fu scritto dal geografo marocchino Abu Abdullah Muhammad ibn Muhammad ibn Idris, meglio conosciuto con il nome di Idrisi, dal titolo “Nuzhat al – mushtaq fi ikhtiraq al afaq kitab” cioè “il libro di chi si diletta di girare il mondo”. Già nel 1154 erano presenti nel laborioso borgo di Tarbiah numerosi mulini dove veniva prodotta un tipo di pasta lunga e filiforme, di grano duro, chiamata itrya (oggi spaghetti). La pasta veniva esportata in tutto il regno Normanno ed in particolare in Sicilia, Calabria e nei territori musulmani. Tutto questo è importante perché la storia riferisce che fu Marco Polo a farli conoscere nella sua opera “Il Milione”. Il viaggiatore veneziano nacque un secolo dopo l’opera di Idrisi e, pertanto, la testimoninaza del geografo arabo avvalora la tesi secondo cui Trabia fu la prima località storica in cui si produsse questa particolare pasta secca e filiforme e che non esiste necessaria relazione con l’invenzione cinese. Nel XV secolo il nobile Blasco Lanza aveva sposato Aloisia Di Bartolomeo (nipote del protonotaro del regno Leonardo Di Bartolomeo) che, unica erede, aveva portato in dote tutto ciò che la Casa Di Bartolomeo possedeva, compresa la terra di Trabia. Blasco Lanza con il suo modo di fare, con le sue decisioni, con la sua ferma volontà, – come scrive nel suo libro il cultore Pasquale Sinesio- seppe porre le basi di uno dei più potenti Casati della Sicilia. Il 14 novembre del 1509 l’imperatore Ferdinando elevò a baronia la terra del castello di Trabia, fondaco, mulini acque e trappeto delle cannamelle (canna da zucchero) che in quel periodo venivano coltivate e trasformate nella zona. Dalla concessione della baronia di Trabia iniziò una lunga disputa tra i Lanza e la città di Termini Imerese, che nel passato aveva dato in enfiteusi la terra di Trabia al Di Bartolomeo e che quindi la reclamava come suo territorio. Nel 1635 la famglia Lanza, con Don Ottavio II, ottenne dal re Filippo IV, la licentia populandi. Fece costruire le prime case. Rilanciò e potenziò la tonnara che sotto la sua guida divenne una delle più importanti della Sicilia. Fece costruire nel 1643 la prima chiesa, dedicata a S.Oliva. Nel 1652 Trabia contava 143 abitanti. Il lavoro dei mulini, la copiosità della pesca, ed in particolare quella del tonno, favorirono l’incremento della popolazione ed il borgo si andò sviluppando tanto che Ignazio Lanza nel 1726 fece realizzare la nuova chiesa del SS.Crocifisso. Nel 1802, Pietro Lanza fece costruire la navata centrale della chiesa madre di S.Petronilla. I discendenti della famiglia Lanza furono i principali artefici della vita politica, militare e culturale della Sicilia, per ultimo Raimondo Lanza, grande sportivo (fu presidente del Palermo calcio).
CASTELLO LANZA
Intorno al XVI Il territorio di Trabia, connotato da una forte presenza di risorse idriche, divenne meta di molte famiglie nobili che decisero di insediarvisi, lasciando numerose tracce del loro passaggio. Sicuramente quella più famosa è la famiglia dei Lanza della quale si conserva ancora oggi il castello. Simbolo del potere acquisito dalla nobile famiglia , nel 1517 fu raso al suolo dai ribelli e successivamente ricostruito da Blasco Lanza. Gli ampliamenti successivi si devono invece al figlio Cesare il quale introdusse una nuova figura, quella del castellano che assieme ai guardiani e ad un soldato, aveva il compito di sorvegliare giorno e notte l’intero edificio. Antiche testimonianze raccontano che il castello era una vera oasi, e che tra le rocce sgorgava una fonte d’acqua limpida. Oggi del castello, che non appartiene più alla famiglia Lanza, rimangono le splendide terrazze da cui è visibile il Golfo di Termini Imerese, le mura di recinzione con le corone di torri che avevano la duplice funzione di ornamento e di difesa, e al centro del cortile la vecchia torre. Inoltre ancora oggi è possibile trovare nel primo ingresso i resti del ponte levatoio.