Maria SS. Dei Miracoli – Mezzojuso
Attorno al Santuario di Maria SS. Dei Miracoli di Mezzojuso aleggia una leggenda particolare che risale alla fine del 1600.
Sembra opportuno riportare quanto della leggenda riferisce Ignazio Gattuso, su una pubblicazione effettuata presso l’Eco della Brigna nel 1969,
………..Sull’imbrunire di un’afosa giornata estiva, per la trazzera che, approsimandosi all’abitato, diventa più ripida e accidentata, s’avvicinava, stentatamente, al casale di Mezzojuso, un uomo, che, coperto di cenci, tra le vesti lacere, lasciava alla vista e sue carni ulcerate e corrose, stanco e bisognoso di ristoro, estenuato dal caldo, dalla sete e dalla fame, sperava di trovare asilo. Ma le condizioni esteriori del pellegrino non lasciavano dubbi circa la natura del male dal quale era affetto, anzi destavano fondati sospetti. Sparsasi la voce che uno sconosciuto appestato stava per entrare nel villaggio, il pellegrino si venne a trovare di fronte a nemici inferociti. La paura del contagio era, allora, l’unica arma profilattica che si conoscesse e chiunque poteva dare l’ostracismo scacciando a sassate il malcapitato.
Quel poveretto dovette ritornare, senza perder tempo, sui suoi passi, minacciato come fu dagli abitanti con nodosi bastoni.
Era già notte e, deluso e rassegnato al volere di Dio, scendendo per la medesima trazzera, s’accorse, al chiarore delle stelle, che ai lati della strada c’era un boschetto e pensò che ivi avrebbe potuto scegliere una accogliente ospitalità. Infatti s’alloggio dentro una macchia di roveri. La stanchezza poi vinse la fame, la sete e il tormento delle ulcere e, addirittura provocò un sonno profondo: dono generoso e benefico della provvida natura.
Quell’uomo era affetto della lebbra. Ognuno aveva il diritto di scacciarlo, perché, prima ancora che fosse distrutto dalla morte fisica, il lebbroso, in quei tempi, era morto per il consorzio umano.
Alle luci dell’alba, mentre era ancora immerso in un sonno quasi soporoso, il Pellegrino sentì una voce che l’invitava ad alzarsi: svegliatosi, scorse, poco distante dal giaciglio, un grosso masso dal quale proveniva la dolce voce di Donna. S’avvicina e vede dipinta nella pietra l’immagine della Madonna che sorregge sulle ginocchia il Bambino Gesù; si guarda attorno stupefatto e sente più vicina la voce che l’invita ora a lavarsi nella sorgente d’acqua, che comincia a scaturire ai piedi del masso, per essere mandato dalla lebbra. – Corri – soggiunge la voce – nel villaggio vicino e annunzia il miracolo; sia in questo posto eretta una cappella in onore delle grazie che elargirò agli abitanti del luogo.
Non esitò il lebbroso mandato ad adempiere al comando e gli abitanti del villaggio che la sera innanzi lo avevano visto in uno stato pietoso, scorgendolo sano e florido, gridarono al miracolo e corsero in massa ad ammirare e venerare la sacra immagine.
Non tardarono ad erigere in quel luogo una cappella che fu intitolata a Maria Santissima dei Miracoli.
Non dovette trascorrere molto tempo e in onore della stessa Madonna fu costruita la chiesetta nella quale venne trasportato il dipinto, e tutto il quartiere al di sopra di essa, prese nome “ della Madonna dei Miracoli”.
Da allora fervido è stato il culto e tale si mantiene ancora oggi a dispetto dei tempi refrattari al quanto a ogni dovere religioso, perché ieri come oggi gli abitanti del paese dalla Madonna dei Miracoli implorano, tutti, i favori e per ogni tribolazione e per ogni pericolo sovrastante.
Nel 1784 fu decretata una prima incoronazione della Sacra Immagine, incoronazione che fu rinnovata l’8 settembre 1949 dal Cardinale Ernesto Ruffini, di venerata memoria, a maggior lustro del Santuario e in riconoscenza delle grazie prodigate specialmente durante gli anni tremendi delle due guerre mondiali
Antica quanto la chiesa è la Compagnia o Confraternita della Madonna dei Miracoli che ne ha sempre zelato il culto; dai primordi e fino ad anni recenti un frate, cui veniva dato l’appellativo di “eremita” (‘u rimitu di la Madonna di Grazii) era addetto al servizio della chiesa.
La festa della Madonna dei Miracoli si celebra annualmente l’8 dicembre. Natività di Maria SS, ed è singolare che nel nostro paese quelle che portano il nome di Maria festeggiano l’onomastico in questa festa.
Accanto alla porta d’ingresso, sul lato destro, c’è un fonte di marmo per l’acqua benedetta su cui incisa la data 1689. Il pozzo con l’acqua miracolosa è stato rifatto in pietra calcare all’epoca del restauro della chiesa.
Il Prof. Salvatore Di Gricoli, sostenuto ed invogliato da una devozione profonda per la Madonna e per la leggenda del miracolo del lebbroso, si è sentito ispirato ed ha musicato le ventiquattro sestine di ottonari in dialetto siciliano che compongono il racconto.