“Patri di li Grazji” – Ciminna
Nella chiesa di S. Giovanni Battista si venera un Crocifisso di legno alto tre palmi e mezzo e di colorito molto oscuro. Il popolo ha per esso una grande devozione e nell’ entusiasmo del suo culto ha creato una leggenda. Secondo questa, il detto Crocifisso fu scolpito da S. Luca, ma come e quando sia qua pervenuto nessuno sa dirlo, finché nel secolo XVII si ritrovò nella sacrestia dell’antico oratorio di S. Giovanni Battista per uso di accompagnare i morti. Or nel 1623 certo Bartolo Caiazza, uomo di cattiva fama, fu di notte tempo barbaramente ucciso con un colpo di fucile. La mattina seguente si raccolsero intorno al suo domicilio le confraternite, i religiosi e il clero cori le proprie insegne, fra le quali il detto Crocifisso. Ma avviata la processione, il giovane che portava la detta immagine non potè sollevarla dal suolo, né staccarla dal muro, finché il cadavere fu trasportato in chiesa e seppellito. Allora potè prenderla facilmente e riportarla nell’oratorio di S. Giovanni Battista, con grande meraviglia di quanti seppero tal fatto. D’allora in poi la detta immagine non fu portata più per le strade, e nel 1651 la devozione era tanto accresciuta che si pensò di venerarla in modo particolare. Raccolte alcune elemosine, il giorno 5 maggio si cominciò a chiamare il popolo con le campane, e nel detto giorno furono da Dio operati molti prodigi che sono descritti in una Historia della miraculosa Immagine del SS. Crocifisso di Ciminna, scritta nel detto anno dal dottore in sacra teologia Don Santo Gigante (Ciminna 1601 – 1673), vicario foraneo. Poi chiesta e ottenuta la licenza dell’ arcivescovo di Palermo D. Martino Di Leone e Cardenas, il 14 dello stesso mese fu celebrata la prima festa solenne con grande concorso di forestieri. Allora si sentì il bisogno di costruire una chiesa, che fu cominciata a fabbricare nello stesso sito ove sorgeva il detto oratorio e nei locali adiacenti posseduti dalla confraternita di S. Giovanni Battista. I mezzi necessari furono apprestati da tutto il popolo con oblazioni volontarie e con lavori personali, e fra tutti si distinse il barone D. Filippo Ciminna. Ma con l’andar del tempo il fervore del popolo si intiepidì e si riaccese dopo per un fatto raccontato in una Inflazione della Venerabile Immagine del SS. Crocifisso, che si conserva nella chiesa di S. Giovanni Battista in Ciminna, anch’ essa manoscritta ed attribuita per tradizione al dottore in sacra teologia D. Filippo Cascio. Nel tempo in cui si costruiva la nuova chiesa, la sacra immagine fu collocata in una cappella della Madrice. Or il rev. sac. D. Benedetto Liccio trovandosi nel 1709 cappellano notturno e passando una notte, alle ore tre nella chiesa per pregare al solito la detta immagine, nel prostrarsi vide la con gli occhi aperti e, quel che è più meraviglioso, sentì dirle che andasse a riferire ai rettori della fabbrica che voleva terminata la sua chiesa. A quella vista e a quelle parole il Liccio rimase tanto sbigottito, che, riferita l’ambasciata e ammalatesi per lo spavento, dopo pochi giorni morì il 29 ottobre dello stesso anno. Allora si ripresero i lavori e fu terminata subito la chiesa, come risulta dalla lapide esistente sopra la porta maggiore. Nella costruzione della chiesa ha pure parte la leggenda. Presso i bagni termali di Cefalà Diana vi era un fondaco, che serviva di riposo e ristoro ai passeggieri. Una notte il Signore e i dodici apostoli, non conosciuti, si presentarono al proprietario del fondaco e gli consegnarono dodici barili con l’ordine di non consegnarli ad alcuno, sotto pena di morte. La notte seguente ritornarono in quel luogo e mentre erano ivi passò la salmeria del barone Ciminna, proveniente da Palermo, dove era andata a portare del frumento. Allora staccarono sei muli, lasciando solamente quello cavalcato dal mulattiere, il quale dormendo continuò il viaggio verso Ciminna. Ivi giunto la stessa notte si accorse del fatto e ne diede subito avviso al padrone e alla giustizia , e mentre stava per far ritorno in cerca dei muli, questi senza alcuna guida giunsero carichi con dodici barili che furono scaricati. Sopra ciascun barile si trovò la seguente scritta : denaro per fabbricare la chiesa di S. Giovanni Battista. Allora il barone Ciminna, narrato il fatto meraviglioso, iniziò subito la fabbrica. Corre anche nel popolo un’altra leggenda sull’origine della detta chiesa. Si racconta che il Crocifisso apparve in sogno ad alcune persone di santa vita e disse loro che voleva fabbricata la chiesa di S. Giovanni Battista, promettendo che egli stesso avrebbe lavorato nella fabbrica. E, si crede infatti dal popolo che quando si costruiva là detta chiesa vi erano addetti dodici operai e altrettanti erano pagati, ma al lavoro erano sempre tredici e il tredicesimo era quello che eseguiva le cose più difficili, dava dei consigli e collocò con precisione le colonne della chiesa. Oltre all’aiuto personale, il Crocifisso ne diede altri, poiché si vedevano spesso giungere da soli animali carichi di materiale, come pietre, gesso, ecc. Ma la leggenda più commovente, che si racconta intorno alla detta chiesa è quella della vecchia Sofia o Fosia. Essa era una povera donna, che abitava una casetta contigua all’antico oratorio di S. Giovanni Battista e viveva miseramente. Ma vedendo che la sua casa era necessaria per ingrandire la nuova chiesa, la donò ai rettori di essa, e nella cosidetta sacrestia vecchia esistono tuttora le tracce della sua abitazione, cioè una credenza in muratura e un piccolo sostegno in pietra per mettervi la lucerna. Oltre a ciò essa comprava ogni giorno un mazzo d’insalata nell’orto della Fontanella e lo dava ai buoi del barone Ciminna, che portavano il materiale di costruzione e i pezzi delle colonne da Chiarastella. Allora riprendevano vigore e ripartivano presto pel nuovo carico, onde nacque il motto: la vecchia Sofia fici In tempiu c’un mazzu d’inzalata. Finita la costruzione della chiesa, il Crocifisso fu condotto in essa, ove tuttora si venera in una nicchia della tribuna maggiore. Ogni anno se ne celebra la festa in modo solenne nel mese di maggio. E anche questa data si crede scelta dal Crocifisso, poiché si racconta che, messi a sorteggio i nomi dei dodici mesi, uscì per ben tre volte quello di maggio. In seguito la sacra immagine fu dalla devozione del popolo adornata di alcuni oggetti preziosi, fra i quali primeggia una croce di argento con l’anima di legno, alta m. 2,18 ed eseguita nel 1782 nel modo che narra un’ altra leggenda. Il Crocifisso apparve in sogno a un individuo, a cui ordinò di recarsi a Palermo presso un orefice per fare una croce di argento. Esso eseguì subito il comando e, raccontato il sogno all’orefice, gli disse di non manifestarlo ad alcuno. Allora il Crocifisso apparve in sogno ad un altro individuo, facendogli sapere che un orefice di Palermo, di cui gli disse il nome, stava eseguendo la detta croce e gli ordinò di recarsi da lui per farne eseguire gli adorni. Anche quest’ individuo ubbidì subito all’ordine ricevuto e, recatosi dall’orefice, gli manifestò il sogno e gli diede la commissione, raccomandandogli di non palesarlo ad alcuno. L’orefice restò meravigliato del fatto, perché nulla aveva rivelato e quando ebbe finito il lavoro, gli si presentarono nello stesso giorno i due individui, i quali si conobbero e si svelarono a vicenda i sogni. Da ciò nacque la leggenda che il Crocifisso fece eseguire egli stesso la croce di argento.
Testo di Vito Graziano “Ciminna – Memorie e documenti” – 1911
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