La via dei Castelli Map
I castelli dei Comuni di Cefalà Diana, Vicari, Caccamo, Trabia, San Nicola l’Arena, Mezzojuso, sono la testimonianza tangibile della storicità e importanza strategica di questo antico territorio. Castelli che conservano ancora la loro intatta bellezza, alture imponenti che da secoli presidiano instancabilmente il territorio e le loro genti.
Il Castello di Vicari, collocato su una rocca a 700 mt. di altezza, venne utilizzato per il controllo militare, sarebbe stato realizzato durante il periodo romano e ristrutturato intorno al 1300 su disposizione di Manfredi Chiaramonte, come sostengono alcune fonti.
L’edificio venne sviluppato su una pianta rettangolare, probabilmente sulle fondamenta di un edificio arabo; grazie alle sue pareti rocciose strapiombanti che costituivano una difesa impraticabile, il sito divenne ben presto un punto strategico militare.
Gran parte delle strutture murarie, presenti nel castello, sono realizzate in calcare locale prive di ogni abbellimento. I resti del castello contribuiscono a creare un panorama che si distingue per la sua maestosità, offrendo ai turisti scorci naturali e di grande importanza storica. Le parti del castello, attualmente maggiormente visibili, sono costituite dai resti delle mura merlate, dalla torre del mulino e della “porta fausa” denominata anche “bummara”.
Importante costruzione per il Comune di Mezzojuso, è il Castello.
Di pianta quadrangolare con un grande atrio interno, la sua costruzione a quanto pare risale all’epoca della fondazione del paese. Esso fu sicuramente in passato una comoda e sicura dimora per il proprietario delle terre di Mezzojuso, tanto comoda da essere dotata di stanze adibite ad alloggi, stalle, magazzini per il deposito di frumento, vino, e tanto altro.
La facciata di tale imponente Castello appare orientata a mezzogiorno e consta di due blocchi laterali. Le sue decorazioni, fatte di motivi geometrici e ornamentali, sembrano mettere in particolare risalto il portale e i quattro pilastri.
Più che come un palazzo signorile, in passato, era spesso utilizzato come una sorta di magazzino all’interno del quale riporre i prodotti del feudo. Infatti, a tal proposito, i monaci di San Giovanni degli Eremiti, ai quali nel 1132 veniva assegnato da Ruggero II il feudo di Mezzojuso, quando si recavano presso il feudo, utilizzavano e si servivano del Castello come dimora e deposito.
Fu nel 1527 che il Castello divenne dimora della nobile famiglia dei Corvino.
Nel tempo subì opere di ampliamento, fino a perdere del tutto le sue caratteristiche originarie intorno al 1844 in seguito all’abolizione della feudalità.
Nel 1984 il Comune di Mezzojuso ha acquistato il Castello che oggi è sede della Biblioteca Comunale e ospita manifestazioni culturali, teatrali e d’intrattenimento, riscuotendo grande attenzione nel pubblico locale e straniero.
Il castello di Cefalà Diana si erge su una rupe pari a 657 m. s.l.m., lontano dal contesto urbano, domina la valle del corso iniziale del corso d'acqua Milicia.
La collocazione del castello permetteva di sorvegliare la viabilità fra Palermo e l’interno cerealicolo della Val di Mazara. A poca distanza si giunge ai Bagni di Cefalà (impianto termale), cui, dal XIV secolo, era adiacente un fondaco con la funzione di albergo rurale.
Il castello, edificato direttamente sulla roccia, presenta una particolarità: la corte centrale, delimitata da una cinta muraria, è di pianta rettangolare e insiste sul pavimento roccioso; per quanto riguarda l’ingresso, originariamente, avveniva attraverso una torre situata a sud con due vani porta. La prima notizia relativa al Castello di Cefalà Diana, giunge in occasione di un suo assedio, effettuato da truppe palermitane e delle universitates vicine, tra settembre e novembre del 1349, con l’intento di cacciare un gruppo di Catalani rifugiati dentro le sue mura. Il 31 dicembre 1357, il capitano di Ciminna Matteo Perollo, recupera definitivamente dai nemici il castello di Cefalà. Successivamente, purtroppo, il castello inizia una fase decadente: nel 1571, il castello diviene privo di qualunque centro abitato, e occorre aspettare fino al 1684, anno in cui Nicolò Diana, duca di Cefalà, ottiene una licentiapopulandi per rivedere popolato questo sito. Ma malgrado ciò nel 1730 il castello appare nuovamente in rovina e abitato solo da poche famiglie di braccianti per giungere infine al 1780 in cui è possibile contare meno di cento abitanti.
Il Castello di Caccamo, che domina il centro abitato, è collocato al culmine di una grande rupe calcarenitica, le cui pareti scendono sui versanti di nord, est ed ovest, mentre sul versante meridionale scoscende con un’inclinazione costante,
Il centro abitato ed il castello si fondono con il paesaggio naturale, caratterizzato da incantevoli boschi e rupi.
Le prime notizie relative al maestoso castello risalgono intorno al 1160, quando Matteo Bonello, uno dei primi proprietari del maniero e nemico di Re Guglielmo I, assassinò il consigliere di quest’ultimo e si rifugiò all’interno del castello. Ben presto Matteo Bonello fu catturato, torturato e lasciato morire in una delle torri. Da allora, si narra, che il fantasma inquieto di Bonello si aggiri per il castello.
Successivamente, i Chiaramonte acquisiscono il castello e attuano delle opere di fortificazione e rafforzamento; altri lavori vennero effettuati da Giacomo De Prades, che fece costruire altre torri, scuderie e saloni. Successivamente al periodo di massimo splendore, iniziò una lunga decadenza, per giungere al 1923, anno in cui un terremoto demolisce drasticamente diverse aree.
Il Castello di Caccamo è impiantato al culmine di una grande rupe calcarenitica a dominio del centro abitato e di un magnifico teatro paesaggistico costituito dalle propaggini della valle del fiume San Leonardo (oggi per gran parte occupata dal bacino artificiale della diga Rosamarina) e dalle prime balze del monte Calogero. La rupe d'impianto presenta pareti precipiti sui versanti di nord, est ed ovest, mentre sul versante meridionale scoscende con inclinazione costante. Su questo versante sono impiantati, infatti, sia l'orto cintato del maniero sia il sottostante quartiere della Terravecchia, il borgo dal quale - per successive espansioni - si è generato il paese. Da qualsiasi versante li si guardi, il centro abitato e il castello si fondono felicemente con il paesaggio naturale circostante caratterizzato da rupi, boschi e coltivazioni di vario tipo. Il complesso castellano è organizzato su diversi corpi di fabbrica di differenti epoche storiche e di varia cubatura. Questi si articolano fra loro a formare delle corti chiuse ed aperte. Alcuni sono collegati a gruppi e posano su diverse quote dell'acrocoro roccioso che è stato lavorato nei secoli onde offrire la base d'appoggio ai vari edifici. Altri corpi (ala cinquecentesca) si affacciano invece su interramenti artificiali (cortile delle carceri) resisi necessari per ampliare la superficie di sedime. Una rampa cordonata scavata nella roccia sale con diversi bracci e stretti tornanti a collegare il sottostante centro abitato con il cuore del complesso architettonico: la gran corte. Il primo corpo di fabbrica che si incontra salendo lungo la rampa cordonata è piuttosto imponente.
Circa le origini del maestoso maniero le notizie sono pressoché inesistenti ed il mito caro a molti, di una probabile fondazione punica, è frutto di pura leggenda. Esclusivamente nel Medioevo si può far risalire la fondazione di un primo impianto fortificato, probabilmente normanno; ciò è stato confermato dai saggi archeologici che negli ultimi anni sono stati effettuati. Le prime notizie che fanno riferimento ad un castello vero e proprio risalgono al XIV secolo quando nel 1302 gli angioini tentano invano di espugnarlo. Infatti, grazie alle opere volute, pochi anni prima, da Manfredi I Chiaramonte, il limitato impianto originario identificabile nella torre mastra, viene ampliato, edificando l'ala nord-est e realizzando una nuova porta con arco ogivale controllata da una torre ad Est della torre mastra. Mentre a Sud-Est viene innalzata la cosiddetta torre Gibellina e lungo l'antica cinta muraria che recingeva il borgo di Terravecchia si potenzia la torre del Pizzarrone e si apre una nuova porta denominata "della piazza". Il castello, così realizzato, sarà indissolubilmente legato al destino delle famiglie che lo possiederanno nel corso dei secoli. I Chiaramonte nobile famiglia palermitana, contrapponendosi al potere regio degli Aragonesi, per più di un secolo condizioneranno la storia della Sicilia medievale, e a partire da Manfredi I individueranno nel castello di Caccamo il simbolo della loro potenza feudale. Talmente, gli abitanti di Chiaramonte, così venne denominata per un certo periodo Caccamo, resteranno fedeli ai vecchi signori anche dopo la loro definitiva capitolazione avvenuta nel 1392, che solo dopo sei anni di lotte, il potere regio conferisce a Giacomo De Prades, la signoria del fendo. Purtroppo del castello chiaramontano oltre ai muri perimetrali nulla è rimasto, elementi tipici come volte a crociera e portali con elaborate strombature sono totalmente scomparsi a causa dei continui rimaneggiamenti subiti dal maniero.
CASTELLO LANZA DI TRABIA
Intorno al XVI Il territorio di Trabia,connotato da una forte presenza di risorse idriche, divenne meta di molte famiglie nobili che decisero di insediarvisi, lasciando numerose tracce del loro passaggio. Sicuramente quella più famosa è la famiglia dei Lanza della quale si conserva ancora oggi il castello. Simbolo del potere acquisito dalla nobile famiglia , nel 1517 fu raso al suolo dai ribelli e successivamente ricostruito da Blasco Lanza. Gli ampliamenti successivi si devono invece al figlio Cesare il quale introdusse una nuova figura, quella del castellano che assieme ai guardiani e ad un soldato, aveva il compito di sorvegliare giorno e notte l'intero edificio. Antiche testimonianze raccontano che il castello era una vera oasi, e che tra le rocce sgorgava una fonte d’acqua limpida. Oggi del castello, che non appartiene più alla famiglia Lanza, rimangono le splendide terrazze da cui è visibile il Golfo di Termini Imerese, le mura di recinzione con le corone di torri che avevano la duplice funzione di ornamento e di difesa, e al centro del cortile la vecchia torre. Inoltre ancora oggi è possibile trovare nel primo ingresso i resti del ponte levatoio.
CASTELLO DI SAN NICOLA ARENA
Considerata la natura costiera della borgata, sin dai tempi più antichi si presentò la necessità di erigere delle difese in grado di contrastare le frequenti aggressioni da parte dei pirati provenienti dal mare.
La prima costruzione del castello avvenne dunque nel XII secolo da parte della famiglia Crispo per esigenze difensive ed il complesso fu posizionato sulla spiaggia nelle vicinanze della vecchia tonnara. Oggi il castello appare ancora ben conservato e presente un sistema a torri cilindriche comunicanti tra loro.
La più importante di queste, la più alta, è posta al centro dell'edificio ed è sormontata da una grande terrazza sulla quale, in tempi antichi, era posta l'artiglieria a disposizione delle sentinelle. Oggi il castello, come tanti posizionati in vari angoli della Sicilia, viene utilizzato come sala ricevimenti e per spettacoli.